Consulenza psicologica
Dott.ssa Graziella Allievi, psicoterapeuta, analista del CIPA (Centro Italiano di Psicologia Analitica), iscritta all'Ordine degli Psicologi Campania n° 173.
Quando i figli non arrivano.
La comparsa dell'impossibilità (o comunque della difficoltà) di avere figli in una coppia rappresenta sempre più frequentemente una delle possibili esperienze durante la storia coniugale. Nel momento in cui la difficoltà o l'impossibilità di avere dei figli diviene una esperienza reale, nella coppia si determina spesso una crisi che nel tempo può attivare una richiesta di aiuto sia a livello biologico che psicologico. Attualmente, sono indubbie le influenze di natura psicologica sia su quelle che vengono definite infertilità idiopatiche che sulle cosiddette infertilità funzionali, sia, infine, su molti dei processi bio-psicologici che favoriscono, mantengono o interrompono uno stato di infertilità, attraverso alterazioni del sistema neurovegetativo e neuroendocrino in particolare.
Il modello di intervento terapeutico.
Il modello di intervento che noi proponiamo tiene presente come la mancata realizzazione del desiderio di avere un figlio, o comunque l'estrema difficoltà con la quale si può realizzare tale desiderio, porta la coppia a viversi come non-generativa su piani diversi e più complessi. Ci si può sentire in colpa, ci si può sentire inadeguati, si può accusare il partner. Quello che invece è importante salvaguardare è proprio il senso della coppia come generativa e vitale anche in una situazione in cui la realizzazione del desiderio della nascita di un figlio sembra estremamente difficile e dolorosa.
Gli obiettivi della psicoterapia nell'infertilità.
L'obiettivo della terapia di coppia diviene la capacità di generare uno spazio fisico e mentale nel quale la coppia stessa affronti l'esperienza dell'infertilità. Un altro importante obiettivo della terapia di coppia può essere quello di accompagnare la coppia lungo il difficile percorso della fecondazione assistita. Questo lavoro terapeutico può essere visto come un atto in cui i due partner, che arrivano con una esperienza e un vissuto di infertilità, sono attivati dal terapeuta a divenire "fecondi", cioè a generare un "terzo" che può essere diverso a seconda dei bisogni e del livello maturativo della coppia.
Il percorso terapeutico è un processo intenso e unico. Ogni persona, coppia o famiglia che si rivolge a noi, sta vivendo innanzitutto un momento di estrema difficoltà e confusione. Tuttavia, già il fatto di essersi fermati e aver chiesto aiuto rappresenta di per sé il primo e più significativo passo dell'intero processo. Consapevoli del fatto che ogni persona, e ogni tipo di disagio, raccontano una storia unica e personale e, pertanto, necessitano di un percorso di cura specifico e personalizzato, quello che qui vogliamo descrivere è semplicemente la struttura di fondo di ogni percorso terapeutico. Come una mappa non può rappresentare gli odori, i colori e le emozioni di un viaggio, così questa sezione mira solo a dare un'idea generale di orientamento in questo percorso.
Analisi della domanda.
Il primo aspetto che viene affrontato nell'incontro terapeutico è l'elaborazione e la comprensione della richiesta. Insieme al terapeuta, il paziente potrà capire e definire in maniera più chiara sia le proprie difficoltà che i propri punti di forza. Solitamente, questa prima fase viene completata durante i primi due o tre incontri, al termine dei quali il terapeuta definisce una prima ipotesi diagnostica e stabilisce le tappe e gli obiettivi del percorso terapeutico, ovviamente elaborati e condivisi con il paziente. La formulazione di una ipotesi diagnostica relazionale consente al terapeuta di capire dove si colloca l'individuo nel suo contesto relazionale (coppia, famiglia di origine, famiglia attuale, contesto lavorativo o di studio, amici, società), di osservare i modelli relazionali efficaci e di riconsocere i modelli relazionali disfunzionali che alimentano il problema. Questi aspetti vengono valutati sia nell'ambito della terapia individuale, che in quella di coppia e familiare. In questa fase, l'obiettivo del terapeuta sarà quello di andare a modificare gli elementi di disagio presenti nella vita del paziente al fine di permettere all'individuo e alla famiglia di utilizzare le risorse che fino a quel momento erano rimaste inespresse.
Durata e frequenza degli incontri.
In base ai dati raccolti, il terapeuta decide la frequenza degli incontri (settimanale, quindicinale o mensile) e la durata delle sedute (da 50 min per l'individuale a 75 min per le coppie e le famiglie). Alla fine del percorso terapeutico, vengono garantite ai pazienti sedute di follow-up gratuite che, diluite nel tempo, oltre a verificare il livello di benessere raggiunto, garantiscono anche lo stabilizzarsi dei risultati ottenuti in terapia.
Crioconservazione del liquido seminale
Si tratta di una procedura utilizzata per conservare a bassissima temperatura (in azoto liquido) i gameti maschili. Per la crioconservazione del liquido seminale è necessario essere in possesso di quattro esami sierologici che non dovranno essere datati oltre sei mesi prima e, condizione necessaria per la crioconservazione, dovranno essere negativi:
VDRL-TPHA
Anticorpi anti-HIV
Markers epatite B
Anticorpi anti-epatite C
L'accesso alla tecniche di crioconservazione del liquido seminale è subordinato ad un incontro con i medici responsabili del Centro
Studio del DNA spermatico
Con il test di frammentazione del DNA spermatico è possibile valutare i danni a carico del genoma maschile. Il test è particolarmente indicato nei casi in cui si sono riscontrati fallimenti riproduttivi per fattore maschile o in situazioni in cui è difficile spiegare la bassa fecondità anche in presenza di uno spermiogramma apparentemente normale. Recenti studi hanno riportato la sua validità nei casi di poliabortività. Con questo test si possono evidenziare alterazioni che possono ridurre i processi di fecondazione sia naturali che nell'ambito di tecniche di procreazione assistita.